Biblioteche antiche

30.11.2022 00:00

 

Bibliotheke è una parola greca composta da biblion (libro) e theke (deposito). Quindi “raccolta di libri per uso di studio, e anche il luogo stesso (sala o edificio) dove si conservano” [Vocabolario Treccani]. Non dimentichiamo, però, che i “libri” dell’antichità erano rotoli di papiro, pergamene e tavolette d’argilla.

Al re assiro Assurbanipal spetta il merito di essere stato il primo sicuro fondatore di una biblioteca, costruita a Ninive nel VII secolo a.C., anche se riservata al sovrano e tuttalpiù ai membri della corte. Lì è stato rinvenuto il poema epico di Gilgamesh.

Scartando come poco probabili le notizie su una presunta biblioteca del tiranno ateniese Pisistrato, fu Aristotele a creare la prima biblioteca privata [Strabone, Geografia]. La lasciò per testamento al discepolo Teofrasto ma, dopo complesse vicende e svariati passaggi di proprietà, finì nelle mani di Lucio Cornelio Silla, che aveva conquistato Atene nell’86 a.C.

La prima biblioteca pubblica fu quella di Alessandria d’Egitto, fondata intorno al 300 a.C. da Tolomeo I Soter o dal figlio Tolomeo II Filadelfo. S’ispirò a quella di Aristotele grazie ai suggerimenti di Demetrio di Falero, suo discepolo. «Ai tempi di Tolomeo III già esistevano due biblioteche: la più grande, situata nel palazzo, era adibita alla consultazione da parte dei membri del Museo, mentre la seconda, più piccola, si trovava nel vicino tempio del dio Serapide, da cui il nome di Serapeo» [Lionel Casson, Biblioteche del mondo antico].